Dr Maria Clotilde Camboni

This paper suggests a new interpretation of the tale of Lisabetta da Messina (Decameron IV 5) in the light of a fact which has thus far been disregarded by scholars: namely, that in both medieval culture, and its basis in Roman law, an individual cannot have more than one grave. In case of dismemberment, the burial place is considered to be the place where the head is interred. Therefore, the pot of basil in Boccaccio's tale is Lorenzo's tomb, and Lisabetta beheads her dead lover in order to be able to perform suitable funeral rites. Taking this into account, her behaviour as well as other aspects of the tale take on new meaning.

This article analyses the relationship of Pietro Bembo's Prose with the introductory Epistola of the Raccolta Aragonese and Cristoforo Landino's proemio to his Comento sopra la Comedia, with regard to their views of the previous vernacular tradition and in particular the more or less comparable paradigms applied to past literary history. The question of whether Bembo knew Poliziano's Epistola is investigated, and the similarities and dissimilarities between the different narratives concerning cultural development and the ways in which these narratives are elaborated in the three texts are evaluated.

Per collocare la sensibilità formale dei «due Guidi» all'interno del panorama duecentesco, occorre avere presente almeno a grandi linee quest'ultimo, e sarà quindi necessario in via preliminare darne conto 1. Anticipando le conclusioni, si può dire che il secondo Guido, Cavalcanti, è un caso particolare, una sorta di picco attorno a cui si addensano una serie di fenomeni riconducibili a una casistica che praticamente non si dà altrove. Al netto di ciò, per quel che riguarda la sensibilità metrica Guinizzelli e Cavalcanti si trovano sullo stesso versante, e la loro posizione condivisa sembra essere la logica conseguenza del fatto che appartenevano alla stessa classe sociale: quella dei milites 2. Il legame tra la maniera in cui i rimatori medievali si rappresentavano le forme da essi adottate e la loro posizione sociale ha le sue origini nel primo luogo di produzione e consumo di lirica cortese in volgare, le corti della Francia meridionale, dove notoriamente il pubblico veniva in contatto con i componimenti poetici in forme collettive, performative, sceniche, 1 Le ricerche che mi hanno portato a delineare la mappa di un panorama generale della sensibilità formale degli autori di lirica in Italia, dai poeti federiciani a Petrarca, sono state condotte grazie alla vincita della Fellowship Marco Praloran 2013-2015, e sono sfociate in un libro in questo momento in lavorazione presso la SISMEL (Camboni Maria Clotilde, Fine musica), a cui rimando per ulteriori approfondimenti. 2 Per il contesto sociale di Guinizzelli e Cavalcanti, cfr. da ultimo Milani Giuliano, Le contexte e Diacciati Silvia, Guido e i Cavalcanti.